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Prendendo le mosse da una critica delle classificazioni tradizionali dei sistemi politici, l'autore approda alla formulazione di una nuova teoria e quindi di una nuova classificazione, secondo cui il diverso funzionamento di quei sistemi dipende essenzialmente dalla presenza e dal numero di attori-giocatori - istituzionali e partitici - dotati di poteri di veto. Questo approccio risulta di particolare interesse per un sistema isitituzionale come quello italiano che, con un parlamento bicamerale in cui entrambi i rami esercitano le stesse funzioni, presenta un numero assai elevato di attori in grado di esercitare il potere di veto.